sabato 31 gennaio 2009

Animals face off


C'è un programma su La7 che si chiama Animals face off. L'ho visto oggi per la prima volta. Consiste nel ricreare ipotetiche lotte tra animali, per stabilire chi è il più forte. Tipo: giaguaro contro gorilla, squalo contro ippopotamo o elefante contro rinoceronte. Ovviamente i combattimenti non sono tra animali veri, ma tra robot che riproducono le condizioni degli sfidanti (potenza delle mandibole, agilità, ecc.).
Sono rimasto un po' perplesso. Prima ancora che per l'insensatezza del dilemma scientifico (sapere chi vincerebbe tra un orso polare e un tricheco, ad esempio), per l'attendibilità dei test. Per dire, nella puntata di oggi il robot-giaguaro aveva le ruote.

Insomma, capisco che sia un po' un idiozia. Però a un certo punto ho notato una cosa. Gli scienziati addetti al progetto (biologi, ingegneri, fisici) erano dei gran fighi. Erano lì a illustrare con passione le varie doti degli animali, a sciorinare numeri e a lavorare manualmente sui modelli con senso pratico tutto americano. Immagino che agli occhi di un ragazzino le scienze trattate così siano, pur nella loro iperbolicità, davvero appassionanti.
Poi ho pensato a come viene rappresentato lo scienziato in Italia: un palloso, uno che vive nel suo mondo e che non riesce a comunicare quello che fa, eternamente avvitato in una sua autoreferenzialità negata ai più. E così le persone scappano dalle scienze, pensando siano qualcosa di inaccessibile e noioso. Insomma, negli Usa lo scienziato è un vincente, da noi no, i vincenti sono altri.
E' uno dei tanti sintomi di malessere del nostro paese.

Ps: per chi proprio non può resistere a sapere chi sconfiggerà il leone, può andare quì.

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